Anne Lacaton

Il Pritzker quest’anno premia l’«architettura democratica» di Anne Lacaton e Jean-Philippe Vassal, autori di progetti «sempre rispettosi, premurosi e responsabili». Il Premio viene quindi assegnato ad un altro duo europeo, fautore di un’architettura rigenerativa ed ecologica, ispirata al principio: “never demolish, never remove or replace; always add, transform, and reuse!”

Il loro lavoro – recita il verdetto – «riflette lo spirito democratico dell’architettura. Attraverso le loro idee, l’approccio alla professione e gli edifici che ne derivano, hanno dimostrato che è possibile perseguire senza nostalgia un impegno verso un’ architettura rigenerativa che sia allo stesso tempo tecnologica, innovativa e sensibile rispetto alla tematica ecologica. Questo è il mantra di Anne Lacaton e Jean-Philippe Vassal da quando hanno fondato il loro studio con sede a Parigi nel 1987». Nell’arco di oltre trent’anni i due architetti francesi hanno operato in varie città d’Europa e in Africa occidentale, distinguendosi nella progettazione di alloggi sociali, residenze per privati, istituzioni culturali e accademiche, oltre che in interventi nello spazio pubblico e in ambito urbanistico. Fin dagli esordi a guidarli è un approccio ostinatamente rispettoso dell’architettura preesistente, oculato nella gestione del budget, votato all’ascolto delle urgenze umane. Un atteggiamento che li ha spinti ad assegnare priorità all’analisi delle risorse disponibili in loco, all’impiego di materiali economici ed ecologici, e ad ampliare, in un’epoca
sovraccarica di gesti architettonici clamorosi e rapidamente etichettati come “green”, il concetto di sostenibilità: per loro può coincidere solo con il raggiungimento di un equilibrio tra istanze ambientali e sociali.

Tra i progetti più recenti va ricordato il pluripremiato Frac, il museo di Dunkerque nell’estremo lembo nord della Francia, che ospita le collezioni pubbliche di arte contemporanea, della regione di Nord-Pas-de-Calais. I nuovi spazi espositivi nascono dal riutilizzo di un capannone del porto, poi duplicato attraverso un volume trasparente e leggero di dimensioni e forma analoghe a quelle della preesistenza. L’approccio è stato apprezzato anche dalla giuria del Pritzker, che lo definisce «rispettoso dell’eredità» e al contempo «privo di nostalgia verso il passato».

Il museo si affaccia sul porto di Dunkerque in un vecchio arsenale chiamato Halle AP2, un oggetto singolare e simbolico: il volume interno è immenso, luminoso, impressionante, il potenziale d’uso eccezionale. Il progetto ha cercato di mantenere nella sua interezza tale volume, duplicandolo in maniera coraggiosa, in modo da rendere il FRAC un elemento catalizzatore per l’intera area. L’ampliamento, di dimensione pari all’esistente, è stato accostato al magazzino esistente nel lato affacciato sul mare ed è stato realizzato con una struttura prefabbricata completamente vetrata, libera e flessibile all’interno, per adattarsi alle esigenze del programma museale. Secondo gli architetti Anne Lacaton & Jean Philippe Vassal la presenza di questo nuovo corpo di fabbrica “è una risposta attenta all’identità di Halle AP2. Il nuovo edificio non vuole né competere con il volume esistente né dissolversi come se non ci fosse”.

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